La mamma-bomber tra pallone e bebè «Ho sette figli ma rimango in campo»

Silvia Milani abita alla Schiranna e ha scelto di non rinunciare alla sua grande passione. «Dopo le femmine avevo lasciato. Ma il calcio mi mancava e ho creato una squadra»

– Classe ‘73, sette figli, l’ultimo di due anni appena compiuti, la prima di diciassette anni a maggio, è la bomber che nel 2010, segnando il 2 -1 contro il Turbigo ha promosso le ragazze del Varese Femminile in serie C.
«C’era stato lo spareggio a fine campionato – ricorda con emozione – e noi eravamo in D. Io, che sono una centrocampista, su quell’azione mi sono trovata in area, ho segnato il gol e siamo andate in vetta».

Silvia, varesina doc della Schiranna, quell’anno, aveva già sei figli. «Mi prendono tutti in giro perché dopo le prime tre femmine avevo detto basta. Mio marito aveva perso le speranze» ride. Una mamma normale, nonostante la famiglia numerosa che la impegna e la totalizza. «Ma sono abbastanza aiutata dalle tre ragazze e, anche, piuttosto organizzata».
Dopo le bambine, che oggi hanno quasi 17, 15 e 14 anni, sono arrivati ben quattro maschi in ordine serrato: 11,

8, 6 e 2 anni.
«Tutti parti naturali tranne l’ultimo, di cui si era perso il battito e che mi ha costretto al cesareo d’urgenza». Silvia ha segnate sul telefonino le date dei compleanni; il piccolino starà a casa con lei fino all’inserimento all’asilo a settembre. Rimasta a casa dal lavoro dopo la seconda figlia, ha sempre preferito seguire la famiglia e la casa negli impegni scolastici, sportivi e del catechismo.
La passione per il calcio nasce a 13 anni. «Da ragazzina giocavo a pallone in cortile con i maschi, che erano la maggioranza. E siccome mio padre mi portava spesso a seguire le partite, un bel giorno gli ho chiesto di potermi allenare nel Varese».

Da lì inizia la militanza nella gloriosa prima squadra cittadina, portata avanti fino a che non nasce la prima figlia. «Dopo aver giocato in serie B a Trecate ho smesso per un po’ di tempo perché per via dei bambini non potevo più fare lunghe trasferte; però il calcio mi mancava. Così ho tanto rotto le scatole a mio marito che alla fine nel 2002, nata la terza bambina, abbiamo fondato il Gazzada Calcio Femminile»., ex calciatore, oggi per amore di Silvia allena le due squadre delle Gazze, il nuovo nome del Gazzada. «Siamo iscritte al Csi e giochiamo il calcio a 7. Le due squadre sono rispettivamente in serie A, quella in cui milito io, e in B; nel 2014 abbiamo vinto il campionato provinciale. Il calcio a 7 mi porta via meno tempo di quello a 11, e poi allenandomi vicino a casa ho molta più libertà d’azione».
Il loro campo si trova all’oratorio di Schianno all’oratorio; da quest’anno il Morazzone Calcio ha offerto il campo per giocare alla domenica. E la fama della Milani, qualche anno fa, l’ha riportata a militare nel Varese. «Sono stati due anni divertenti ed è stato bello tornare dopo tanti anni a giocare a 11: mi sono sentita apprezzata». Il calcio femminile purtroppo è fanalino di coda negli sport italiani, e il Varese Femminile non è più fortunato di altre squadre.
«Per me però il calcio è innanzitutto una grande passione. Le donne non hanno nessun tipo di stipendio, anzi dobbiamo pagare noi per giocare. A volte, dopo una giornata in cui sei stravolta per via degli impegni familiari, vai ad allenarti e sciogli tutte le tensioni, anche se io sono una piuttosto competitiva e mi piace fare bene le cose che faccio».
Questa mamma così particolare ha trasmesso l’amore per il calcio a tutti i suoi figli: «Tranne la seconda, che fa pallavolo, tutti gli altri mi hanno seguita».
A un mese e mezzo dal cesareo Silvia ha ripreso subito ad allenarsi: perché la famiglia numerosa ha bisogno di una mamma in forma smagliante, e anche il calcio femminile varesino, dove di mamme ce n’è in abbondanza.